Qualche tempo fa, qualcuno aveva denunciato la mancanza della preghiera in parrocchia: non si prega più… in chiesa si entra e non mai c'è nessuno … non mi interessa la preghiera organizzata, ma quella personale … bisognerebbe organizzare … ecc. ecc.
Ho risposto a modo mio facendo una rassegna di iniziative tentate e fallite in partenza, quelle che hanno avuto una parabola d'eccellenza e poi si sono spente, quelle in atto, ecc. ecc.
Poi ho tentato di spiegare che dietro la parola "preghiera" ci sono un sacco di equivoci, zavorre, abitudini, illusioni, errori, eresie, commistioni, confusioni, ecc. ecc.
Ho detto che la preghiera è esperienza comune di tutte le religioni da quelle monoteiste alle politeiste, così il culto, l'esperienze mistiche, monastiche, eremitiche ecc. ognuna ovviamente con caratteristiche diverse. Per alcune religioni la preghiera (o l'elevazione spirituale) è un fine e per altre è soltanto un mezzo strumentale per il raggiungimento di un fine diverso.
Per al Fede cristiana (e non per la Religione cristiana che stranamente convive con la Fede cercando di avere la prevalenza) la preghiera è un bene strumentale e non un fine: Gesù si ritirava spesso in preghiera ed il suo scopo era la Comunione con il Padre e la ricerca della sua volontà. Non a caso ci ha insegnato nel Padre Nostro (che non è una formula da imparare a memoria e da recitare, ma il programma per un corso di preghiera) dove al primo punto c'è il riconoscimento della "Santità" (alterità) di Dio Padre e subito dopo la ricerca della sua Volontà su di noi.
Ecco perché raccomando sovente ai parrocchiani di non pregare!
Pregare, infatti è mettere a rischio la propria vita e la propria volontà, e come scegliere di offrirsi volontario per fare il kamikaze.
Chi prega sceglie (questo non vuol dire che sempre riesce e l'esercizio è lungo e può durare tutta la vita senza apparente risultati) di entrare in comunione con Dio (ecco la forza e la necessità dell'Eucarestia davvero fonte e culmine)… entrare nel cuore di Dio, significa amare come Lui, essere misericordiosi come Lui, perdonare come Lui (è tutto l'insegnamento profetico) … detta con Gesù è prendere ogni giorno la propria croce (la volontà di amare tutti, anche i nemici, fino alla morte). Pregare alimenta la Fede, che non è un buon sentimento ma il Fidarsi di Dio.
Di contro raccomando di dire preghiere spesso… non è impegnativo, non interessa la Fede ma solo la lingua o al massimo il buoni sentimenti, l'affetto e la devozione per Dio e per i santi, in fondo è meglio recitare qualche formula che parlare male di qualcuno.
Racconto spesso di alcune suore che in cucina in seminario dicevano il rosario sbucciando i fagioli (o viceversa), quando una ha buttato i fagioli al posto delle bucce e le bucce tra i fagioli subito l'altra l'ha ripresa… senza voler giudicare nessuno, ma la testa e il cuore erano con i fagioli.
C'è un aspetto, tra i vari errori ed aberrazioni, che accompagnano l'uso della preghiera ed è quello egoistico… sintomatica è la giaculatoria "Gesù, Giuseppe e Maria siate la salvezza dell'anima mia", o la pratica dei 9 primi venerdì del mese che garantiscono il paradiso e la salvezza dell'anima…(non so perché i corpi sono esclusi) la preghiera è vista come strumento di salvezza e, nei migliori dei casi, come elevazione spirituale. Mi pare che non ci sia niente di più falso… la salvezza deriva dal metter in pratica la Parola, quello che più assurdamente ci annuncia il vangelo, anche o soprattutto in maniera inconsapevole (Mt 25).
Il cristianesimo ha come scopo ultimo la realizzazione del Regno di Dio fondato sull'amore reciproco … Come si può parlare di preghiera e di "elevazioni spirituali" a prescindere dall'amore? Come possiamo dirci cristiani se non ci mettiamo a servizio degli altri … ma che siano davvero altri … stranieri e nemici, così "altri" da richiamarci "l'alterità" di Dio. Come si può parlare di Preghiera a prescinde da quel mistero d'amore che è la croce?.
Il brano per me più rappresentativo ed utile per parlare di preghiera e delle sue conseguenze è Fil 2:
Gesù per amore si spoglia e si umilia e sulla croce va a finire nudo (invece noi quanti orpelli mettiamo sopra gli abiti normali per le nostre celebrazioni???) e siccome la nudità della pelle non gli è stato sufficiente per "raccontare" il suo amore per noi, una lancia gli trafisse il costato e penetrò nel suo cuore perché il nostro sguardo potesse penetrare fin dentro di lui.
La preghiera dovrebbe uniformarci a Cristo nella sua discesa, umiliazione e spoliazione e ci deve trovare nudi di fronte a Dio e agli altri, capaci solo, come servi, di lavare loro i piedi. Altro che "elevazione"!
E' infatti con grande solennità che il Giovedì santo mi tolgo la casula ed indosso il grembiule e come sarebbe significativo continuare l'Eucarestia con quei panni!
Cosa dire di coloro che sono dediti alla preghiera, parlano a sostegno della spiritualità, e poi (magari subito dopo o durante) trattano male gli altri per un nonnulla, non sono capaci di uno sguardo di misericordia?
Cosa dire di tanti fissati in corsi e conferenze che mettono in moto la testa, le capacità di riflessione, anche elevatissime da avvicinarsi al mistero, ma non smuovono il cuore e sono capaci solo di rapporti acidi?
Ecco perché fui ammirato da quel breve testo di Husayn Al-Hallaj:
Non la preghiera
ma Tu
mi rapisci
e trattieni il mio pensiero!
La preghiera è una perla
ma ai miei occhi
ti sottrae
quando in essa
mi affanno. |